Breve storia di Nicosia:
Nicosia, il cui nome significa forse "città di San Nicolò", venne definita dal Beritelli-La Via nelle sue "Notizie Storiche di Nicosia" vetusta città di Sicilia.
Viene probabilmente edificata al tempo della dominazione bizantina nell'isola, tra il VI e VIII secolo, durante la diffusione del Cristianesimo orientale, nascendo come luogo fortificato dei cristiani del Val Demone.
Con una popolazione di circa quindicimila abitanti, ad una quarantina di chilometri dalla costa tirrenica, si erge su quattro colli: Castello, Cappuccini, Monte Olivento e Ss. Salvatore.
I resti del castello sono pochi purtroppo, mentre ancora si conserva una croce in stile bizantino che dalla chiesa di S. Nicolella è stata affidata alla chiesetta di S. Biagio.
Non verificabili sono le mitiche ipotesi di origini greco-romane, che chiamerebbero in causa le tre antiche città scomparse di Erbita, Engio ed Imacara, accomunate dall'aver dovuto subire i tanti soprusi e le ingiustizie del rapace pretore romano Verre, contro il quale, unite ad altre città siciliane, nel I sec d.C., intentarono causa sotto il patrocinio di Cicerone, che proprio in quell'occasione scrisse le famose Verrine.
Mancano, purtroppo, scavi archeologici che accertino le ubicazioni di tali città nei dintorni dell'attuale Nicosia.
Secondo il nobile Falco del XVII° sec., tuttavia, gli Erbitesi, stanchi di sopportare le innumerevoli angherie di Verre, avrebbero abbandonato la propria città, spostandosi sino al colle del Castello per edificare le nuove proprie case, diventando addirittura il gruppo di maggioranza tra gli abitanti e chiamando il nuovo agglomerato urbano Erbita Nuova, in ricordo della propria città, decaduta e lasciata alla plebe.
Lo studioso Stanislao Pontorno, invece, localizzerebbe la città di Imacara, ricordata da Cicerone, Plinio e Tolomeo, nell'attuale contrada Vaccarra, dove varie testimonianze e reperti - purtroppo dispersi - avrebbero attestato l'esistenza di una antica città distrutta e di un monastero benedettino.
Secondo quest'autore, dopo il terremoto che nel 1169 rase al suolo Catania, Lentini e probabilmente Imacara, gli abitanti superstiti si sarebbero rifugiati a Nicosia, appunto nel quartiere della Vaccarra. In tale quartiere, come unico resto del monastero benedettino,sopravvive, in mezzo al verde della campagna, la chiesetta di S. Maria della Vaccarra, con i suoi affreschi bizantini all'interno.
Vi è poi chi ritiene si possa identificare il paesaggio roccioso nicosiano e le sorgenti che dalla roccia del Castello scendono a bagnare i Pozzi Gurri, con la città greca di Engio, descritta dallo storico Diodoro Siculo.
Appare certo che non sia stata edificata dagli Arabi, i quali generalmente imponevano denominazioni nella loro lingua (come nei casi di Castrogiovanni, Calascibetta, Caltagirone, ecc).
Il Nome "Nicosia" sembra, invece,proprio più legato ad origini greco-binzantine.
Nella storia più recente (se così si può dire), Nicosia godeva di un certo benessere che traeva soprattutto dalla produzione di frumento, dall'allevamento di bestiame e dal commercio; tale benessere, tuttavia, era soprattutto dei baroni e degli altri nobili, che possedevano la quasi totalità di terre e, quindi, la principale fonte di ricchezza.
Tra il XIX e il XX sec, i baroni erano persone molto influenti a Nicosia, e se ne contavano 24.
Proprio questo è il motivo per il quale Nicosia è anche conosciuta come la "Città dei 24 Baroni".
Essendo molte le famiglie nobiliari nicosiane, è possibile ammirare ancora oggi, su portali di palazzi o balconi, i loro stemmi, raffigurazione scultorea o pittorica d'origine feudale e medioevale.
Il termine BARONIA indica un titolo nobiliare di origine feudale.
Concessa dal sovrano con la solenne cerimonia di investitura, la baronia richiedeva il giuramento di fedeltà e l'assunzione di particolari obblighi da parte del barone nei confronti del sovrano.
In caso di ribellione a quest'ultimo o di infedeltà, la baronia poteva essere revocata.
I BARONI DI SOLO TITOLO avevano solo un piccolo feudo e, pur essendo comunque persone influenti che ricoprivano cariche importanti, non avevano rappresentati propri nel Parlamento del Regno.
I BARONI CON FEUDO NOBILE oltre al feudo possedevano il titolo nobiliare e, dunque, più potere e prestigio.
I BARONI DI FEUDO NOBILE CON MERO E MISTO IMPERIO non solo possedevano il feudo e il titolo nobiliare, ma esercitavano anche la giurisdizione civile e penale con l'autorizzazione a comminare la pena di morte, come piccoli sovrani nella propria baronia.
Questo potere veniva concesso dal Tribunale del Reale Patrimonio.
Il titolo nobiliare di solito coincideva con il nome del proprio feudo:
1) barone di Sant'Andrea;
2) barone di San Silvestro;
3) barone di San Giaime e Pozzo;
4) barone di Santa Maria La Nova;
5) barone Canalotto o di Sant'Agrippina;
6) barone di Mallia e di Vaccarizzo;
7) barone di Castagna e Casuto;
8) barone di Spataro;
9) barone di Sisto;
10) barone d’Altamura;
11) barone di Ficilino e Monserrato;
12) barone di Malpertuso;
13) barone di Salinella;
14) barone di Montegrosso;
15) barone di Valdoro;
16) barone di Falco;
17) barone di Caprini-Russo;
18) barone di San Basile;
19) barone di Sant'Allessi;
20) barone di San Nicolò;
21) barone di Marrocco;
22) barone di Vasta;
23) barone di Valleverde;
24) barone di Valguarnera.
Viene probabilmente edificata al tempo della dominazione bizantina nell'isola, tra il VI e VIII secolo, durante la diffusione del Cristianesimo orientale, nascendo come luogo fortificato dei cristiani del Val Demone.
Con una popolazione di circa quindicimila abitanti, ad una quarantina di chilometri dalla costa tirrenica, si erge su quattro colli: Castello, Cappuccini, Monte Olivento e Ss. Salvatore.
I resti del castello sono pochi purtroppo, mentre ancora si conserva una croce in stile bizantino che dalla chiesa di S. Nicolella è stata affidata alla chiesetta di S. Biagio.
Non verificabili sono le mitiche ipotesi di origini greco-romane, che chiamerebbero in causa le tre antiche città scomparse di Erbita, Engio ed Imacara, accomunate dall'aver dovuto subire i tanti soprusi e le ingiustizie del rapace pretore romano Verre, contro il quale, unite ad altre città siciliane, nel I sec d.C., intentarono causa sotto il patrocinio di Cicerone, che proprio in quell'occasione scrisse le famose Verrine.
Mancano, purtroppo, scavi archeologici che accertino le ubicazioni di tali città nei dintorni dell'attuale Nicosia.
Secondo il nobile Falco del XVII° sec., tuttavia, gli Erbitesi, stanchi di sopportare le innumerevoli angherie di Verre, avrebbero abbandonato la propria città, spostandosi sino al colle del Castello per edificare le nuove proprie case, diventando addirittura il gruppo di maggioranza tra gli abitanti e chiamando il nuovo agglomerato urbano Erbita Nuova, in ricordo della propria città, decaduta e lasciata alla plebe.
Lo studioso Stanislao Pontorno, invece, localizzerebbe la città di Imacara, ricordata da Cicerone, Plinio e Tolomeo, nell'attuale contrada Vaccarra, dove varie testimonianze e reperti - purtroppo dispersi - avrebbero attestato l'esistenza di una antica città distrutta e di un monastero benedettino.
Secondo quest'autore, dopo il terremoto che nel 1169 rase al suolo Catania, Lentini e probabilmente Imacara, gli abitanti superstiti si sarebbero rifugiati a Nicosia, appunto nel quartiere della Vaccarra. In tale quartiere, come unico resto del monastero benedettino,sopravvive, in mezzo al verde della campagna, la chiesetta di S. Maria della Vaccarra, con i suoi affreschi bizantini all'interno.
Vi è poi chi ritiene si possa identificare il paesaggio roccioso nicosiano e le sorgenti che dalla roccia del Castello scendono a bagnare i Pozzi Gurri, con la città greca di Engio, descritta dallo storico Diodoro Siculo.
Appare certo che non sia stata edificata dagli Arabi, i quali generalmente imponevano denominazioni nella loro lingua (come nei casi di Castrogiovanni, Calascibetta, Caltagirone, ecc).
Il Nome "Nicosia" sembra, invece,proprio più legato ad origini greco-binzantine.
Nella storia più recente (se così si può dire), Nicosia godeva di un certo benessere che traeva soprattutto dalla produzione di frumento, dall'allevamento di bestiame e dal commercio; tale benessere, tuttavia, era soprattutto dei baroni e degli altri nobili, che possedevano la quasi totalità di terre e, quindi, la principale fonte di ricchezza.
Tra il XIX e il XX sec, i baroni erano persone molto influenti a Nicosia, e se ne contavano 24.
Proprio questo è il motivo per il quale Nicosia è anche conosciuta come la "Città dei 24 Baroni".
Essendo molte le famiglie nobiliari nicosiane, è possibile ammirare ancora oggi, su portali di palazzi o balconi, i loro stemmi, raffigurazione scultorea o pittorica d'origine feudale e medioevale.
Il termine BARONIA indica un titolo nobiliare di origine feudale.
Concessa dal sovrano con la solenne cerimonia di investitura, la baronia richiedeva il giuramento di fedeltà e l'assunzione di particolari obblighi da parte del barone nei confronti del sovrano.
In caso di ribellione a quest'ultimo o di infedeltà, la baronia poteva essere revocata.
I BARONI DI SOLO TITOLO avevano solo un piccolo feudo e, pur essendo comunque persone influenti che ricoprivano cariche importanti, non avevano rappresentati propri nel Parlamento del Regno.
I BARONI CON FEUDO NOBILE oltre al feudo possedevano il titolo nobiliare e, dunque, più potere e prestigio.
I BARONI DI FEUDO NOBILE CON MERO E MISTO IMPERIO non solo possedevano il feudo e il titolo nobiliare, ma esercitavano anche la giurisdizione civile e penale con l'autorizzazione a comminare la pena di morte, come piccoli sovrani nella propria baronia.
Questo potere veniva concesso dal Tribunale del Reale Patrimonio.
Il titolo nobiliare di solito coincideva con il nome del proprio feudo:
1) barone di Sant'Andrea;
2) barone di San Silvestro;
3) barone di San Giaime e Pozzo;
4) barone di Santa Maria La Nova;
5) barone Canalotto o di Sant'Agrippina;
6) barone di Mallia e di Vaccarizzo;
7) barone di Castagna e Casuto;
8) barone di Spataro;
9) barone di Sisto;
10) barone d’Altamura;
11) barone di Ficilino e Monserrato;
12) barone di Malpertuso;
13) barone di Salinella;
14) barone di Montegrosso;
15) barone di Valdoro;
16) barone di Falco;
17) barone di Caprini-Russo;
18) barone di San Basile;
19) barone di Sant'Allessi;
20) barone di San Nicolò;
21) barone di Marrocco;
22) barone di Vasta;
23) barone di Valleverde;
24) barone di Valguarnera.